tetti in pioda all'alpe devero
Tetto in piode al rifugio di bognanco
Tetti in pioda antichi a Piedimulera
Valle Anzasca, baita con tetto in piode
tetti di craveggia

Non sono molte le cose su cui tutti concordano favorevolmente nella descrizione del paesaggio ossolano. Una però mette tutti d’accordo: il ricchissimo patrimonio architettonico realizzato con la pietra e il legno locale. Una ricchezza unica e incomparabile fatta di molteplici opere, alcune minori altre di straordinaria bellezza, disseminate qua e là nei borghi antichi come nei piccoli paesi delle numerose valli di questo “mondo speciale”. Alla pietra, sapientemente lavorata ed elegantemente inserita nel contesto ambientale, è affidata la delicata missione di rendere invitante uno dei territori turistici più importanti del Piemonte. A noi quella di conservare, custodire e tramandare una millenaria tradizione architettonica che tutti ci invidiano. L’architettura spontanea, racconta la storia di un popolo, quello ossolano, che ha saputo intelligentemente pianificare, rispettandolo, il territorio in cui vive. Espressione importante della cultura di una stirpe che pur nella ristrettezza di mezzi e risorse ha saputo predisporre con eleganza e intelligenza l’ambiente in cui vivere.

Se le chiese, i palazzi signorili, le torri e i campanili sfoggiano una bellezza “dovuta” per l’importanza storica a loro attribuita, sono per lo più le costruzioni spontanee, gli edifici minori e le logge popolari a dare il senso di una bellezza cercata, voluta e curata nei minimi particolari.

La storia ci insegna come l’architettura spontanea ossolana trae origine dall’incrocio di stili diversi, succedutisi nel corso dei secoli, per effetto delle popolazioni che ne hanno presidiato il territorio; dapprima Liguri e Leponzi, poi Etruschi e Celti, infine gli antichi Romani. Ai Leponzi è attribuito il più antico edificio coperto ritrovato e tuttora ben conservato, il tempietto di Roldo di Montecrestese. La pietra con cui è costruito sintetizza eloquentemente la genesi dei materiali e gli stili costruttivi delle valli dell’Ossola. Si comincia a intravedere soprattutto l’utilizzo delle piode per la copertura dei tetti e l’impostazione degli stessi a falde simmetriche con pendenze regolari in grado di stabilizzare l’intera struttura e sostenere il peso delle abbondanti nevicate invernali.

In tutte le vallate ossolane si ritrova questo stile costruttivo che, a parte qualche diverso adattamento nei territori Walser di Formazza e Macugnaga, è divenuto caratteristica sostanziale dell’architettura locale. L’omogeneità del territorio ossolano dal punto di vista architettonico è da sempre fonte di studio per cercare di capire come vallate culturalmente diverse tra loro abbiano potuto assimilare identica tipologia costruttiva per i loro insediamenti urbani. Genti che parlano dialetti diversi, che indossano specifici abiti tradizionali, che celebrano riti e ricorrenze diverse si ritrovano così simili nello stile di costruire le proprie abitazioni. Non solo nell’utilizzo della pietra quale elemento predominante, sicuramente dovuto alla facile reperibilità in loco, ma anche i caratteri e i parametri costruttivi che si ritrovano condivisi, regolari e ripetuti un po’ ovunque. Quasi tutti i centri abitati ossolani hanno origini antichissime, ciò lascia supporre come la loro locazione non abbia mai subito spostamenti o trasferimenti ma come al contrario i siti insediativi fossero stati scelti diligentemente lontani dalle insidie naturali che da sempre caratterizzano il territorio montano.

Alcuni di questi agglomerati urbani sono così belli e caratteristici da divenire veri e propri tesori architettonici da esibire a fini turistici e conservare scrupolosamente. Il centro storico di Craveggia con i caratteristici comignoli, l’agglomerato urbano di Pontemaglio di Crevoladossola e l’antico borgo minerario di Viganella non sono che alcuni esempi dello speciale rapporto che gli antichi abitanti delle nostre vallate avevano con il territorio, ma soprattutto di come sapientemente lo sapevano presidiare conservandone la bellezza e integrandovi le proprie abitazioni rispettando preminentemente la bellezza del paesaggio. Accanto alle pietre delle abitazioni e degli edifici di culto, un po’ ovunque fanno capolino altre opere in pietra, sicuramente non secondarie e altrettanto affascinanti dal punto di vista decorativo. Elementi atti a conferire bellezza ed eleganza alla struttura architettonica del centro abitato. Oggetti d’uso pratico, non privi di valore e in grado di esercitare funzioni d’utilità per chi risiede nel borgo. Troviamo così fontane dislocate un po’ ovunque, la cui bellezza e praticità non ha prezzo, scale e pavimentazioni in pietra inserite armoniosamente nel contesto della viabilità dei borghi ossolani che nemmeno i migliori architetti saprebbero imitare, muri, terrazzamenti e recinzioni eseguiti con pietre spaccate o conci lavorati di rara bellezza, schegge di sostegno per le viti e lastre conficcate nel terreno quali pietre di confine che testimoniano l’attenzione e il rispetto dell’altrui proprietà, e ancora ponti ad arco o a schiena d’asino, cappelline e edifici religiosi minori, forni per il pane, baite, fienili e altri edifici a sostegno dell’agricoltura così ben inseriti nel contesto paesaggistico in grado di favorire la vena artistica di numerosi impressionisti locali.

Questa è l’Ossola di pietra. Un mondo che merita attenzione e rispetto cui prestare una nuova e consapevole attenzione per tutto ciò che riguarda il suo patrimonio architettonico. Guai disperdere la bellezza del suo paesaggio di pietra, significherebbe distruggere un patrimonio storico e culturale unico e irripetibile che generazioni di progenitori hanno saputo consegnarci intatto nella sua originalità e inalterato a dispetto del tempo che passa.